Parola d’Autore: Vincent van Gogh e i colori della notte
«Quando mai riuscirò a dipingere un cielo stellato, un quadro che, da sempre, occupa i miei pensieri?»
Nel 1888 Vincent van Gogh è alla ricerca dell’ispirazione per dipingere i colori della notte. Soggiorna ad Arles, nel sud della Francia, è il mese di settembre: resta attonito di fronte a quei paesaggi, al sole ancora così caldo che «può facilmente fare impazzire» e alle notti quasi «più ricche di colori se paragonate al giorno». Un verso da Song of myself di Walt Whitman guida la sua ispirazione: «Vidi sotto la grande volta celeste qualcosa, che dopo tutto può chiamarsi solo Dio, e ne colsi l’eternità e il suo essere al di sopra della realtà del mondo». La ricerca sulla notte diventa qualcosa di più di un esperimento di tecnica artistica, è una finestra che si apre sul suo mondo interiore da sempre profondamente tormentato.
Nel 1888, appunto, tra le sponde del fiume della campagna provenzale scopre un punto adatto per dipingere: nasce la Notte stellata sul Rodano. Felice d’aver iniziato un nuovo lavoro scrive al fratello Theo: «Sto lavorando [...] a uno studio del Rodano, della città illuminata dai lampioni a gas riflessi nel fiume blu. In alto il cielo stellato con il Gran Carro, un luccichìo di rosa e verde sul campo blu cobalto del cielo stellato, laddove le luci della città e i suoi crudeli riflessi sono oro rosso e verde bronzeo...».
Vincent Van Gogh, Notte stellata sul Rodano, 1888
Qualche mese dopo, subito dopo il suo internamento volontario presso l’ospedale psichiatrico di Saint-Remy-de Provence, Van Gogh resta sveglio per tre notti, fino all’alba e al sorgere di Venere, a osservare la campagna che si vede dalla sua finestra. Con pennellate veloci, marcate, in rilievo, prende forma la tela che intitola Notte stellata, che conclude poco dopo, nel 1889. La parte inferiore è lasciata alla descrizione del paese di Saint-Remy con le Alpilles sullo sfondo, quieto e fermo nella sonnolenza notturna. In primo piano la macchia dei cipressi sulla sinistra fa da tramite tra terra e cielo, con un guizzo slanciato che dialoga con il campanile della chiesa e che introduce al dinamismo della pittura del cielo. In alto, infatti, è tutta vita, energia e luce. La pittura vibra di colori «…come se il cielo, passando attraverso i suoi gialli e i suoi azzurri, diventasse un irradiarsi di luci in moto per incutere un timor panico agli umani che sentono il mistero della natura». Undici globi luminosi sono altrettanti astri celesti, la via lattea è un’onda tumultuosa che forma quasi un vortice e a destra compare la luna all’ultimo quarto.
CURIOSITÀ:
Don McLean nel 1971 pubblica con la United Artist Records, BGO Records la canzone Vincent, omaggio alla figura di uomo e di artista di Vincent van Gogh. I primi versi iniziano proprio con Starry starry night.
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