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Materiale Didattico

Lo sviluppo del sistema espositivo in età moderna - art.1


Dalla nascita del museo pubblico alle esposizioni universali

di Flavia Sorato dott. in Storia dell’arte.

«La bellezza, senza dubbio, non fa le rivoluzioni. Ma viene un giorno in cui le rivoluzioni hanno bisogno della bellezza». Albert Camus, L’uomo in rivolta (1951).

Abbiamo scelto questa citazione per aiutarci a comprendere il ruolo che la cultura e l’arte rivestono nel campo delle conquiste sociali.

Il museo, nella sua dimensione pubblica, è una delle grandi conquiste culturali dell’età moderna. L’idea di museo reca in sé il concetto innovativo di fruizione collettiva dell’opera d’arte e il mutamento nella pratica espositiva.

All’inizio del XVIII secolo le grandi collezioni reali e aristocratiche sono ancora private, ma comincia ad affacciarsi una nuova concezione di museo fondata sul valore didattico e formativo delle opere d’arte: già nell’Enciclopédie di Diderot la collezione è definita appunto come una raccolta di quadri «[…] in cui non si ammettono opere incerte, alterate, svisate e i cui possessori consentano l’ingresso non soltanto agli artisti ma a tutti quelli che vogliano realmente istruirsi, senza eccezione di condizione; le collezioni, dunque, nelle quali si raccolgono e si accostano, seguendo una sorta di metodo, le opere belle, divengono infine per le arti e per la Nazione delle scuole nelle quali gli amatori d’arte possono apprendere nozioni, gli artisti fare utili osservazioni e il pubblico ricevere alcune prime idee giuste».

A partire dalla metà del XVIII secolo, sulla base di tali presupposti e grazie anche al diffondersi di donazioni, in molte città d’Europa vengono dunque aperte al pubblico diverse collezioni e fondati nuovi musei: a Londra nel 1779 apre il British Museum e a Kassel (Germania) viene costruito il Fridericianum per ospitare una raccolta di statue antiche e dipinti, oltre che una biblioteca e una collezione di storia naturale.

Un vero prototipo di collezione pubblica è, però, rappresentato a Roma dai Musei Capitolini: Clemente XII nel 1734 ne decreta l’apertura al pubblico e pochi anni dopo Benedetto XIV istituisce una Pinacoteca a Palazzo dei Conservatori, dove gli allievi della scuola di nudo dell’Accademia possono recarsi a studiare. Anche i Palazzi Vaticani sono soggetti a una complessiva risistemazione ad opera di Clemente XIV, mentre il suo successore, Pio VI, fa proseguire l’opera di ampliamento del Museo Pio Clementino (il nucleo più ampio dei Musei Vaticani) nel rispetto di un linguaggio neoclassico che armonizza il contenitore (museo) al contenuto (opere d’arte esposte), definendo un principio che ha per molto tempo caratterizzato l’architettura dei musei.

 

È con la Rivoluzione francese, però, che avviene la svolta decisiva: le conquiste sociali investono anche il campo dell’arte e si sottrae alla fruizione del privato quello che invece è di diritto collettivo, ossia la ricezione pubblica delle opere artistiche.

Questi valori e principi si manifestano concretamente nella creazione di uno dei più importanti poli museali della modernità, fondato negli anni subito successivi al 1789: il Museo del Louvre.


 

Il pittore Jacques-Louis David, sostenitore della Rivoluzione e fautore della riorganizzazione delle arti secondo principi che sanciscono il superamento dei limiti imposti dall’accademia in favore di una maggiore apertura culturale, si preoccupa fin da subito che tale museo non diventi una raccolta di lusso, ma che abbia il valore di una scuola, di un luogo in cui i maestri possano accompagnare gli allievi e i padri i propri figli.

La prima denominazione dell’attuale Musée du Louvre è stata quella di Musée Central des Arts; al momento della sua apertura al pubblico, il 10 agosto del 1793, il nome con cui viene riconosciuto è Musée de la République, per affermare a chiare lettere che le collezioni del Re sono ormai divenute patrimonio della Nazione. Le opere d’arte esposte al suo interno non tarderanno ad aumentare: le conquiste napoleoniche fanno confluire da tutta Europa opere a Parigi e notevoli acquisizioni derivano anche da chiese ed enti ecclesiastici soppressi. Sotto il dominio di Napoleone il museo diventa Musée Napoléon, dicitura che viene meno dopo la caduta dell’Imperatore, nel 1815. I Paesi d’Europa, depredati delle loro bellezze, reclamano a questo punto la restituzione di ciò che era stato loro abusivamente sottratto: per conto dell’Italia è Antonio Canova a essere incaricato del recupero delle opere – proprio l’artista che aveva lavorato per la famiglia imperiale (si ricorda, ad esempio, la splendida scultura che ritrae Paolina Borghese, sorella di Napoleone, conservata oggi presso Galleria Borghese a Roma


 

Canova si batte strenuamente per il ritorno in patria dei molti capolavori e pur essendo costretto a lasciare numerose opere in Francia, può dichiarare: «La mia missione è giunta a buon fine. Sono stato autorizzato dalle potenze alleate a riportare la massima parte dei nostri capi d'opera di pittura e scultura».

 

Sull’esempio della costituzione del Louvre, vengono fondati nuovi importanti istituti museali  presso le capitali europee, nella maggior parte dei casi mediante l’ampliamento di nuclei di opere appartenenti ai sovrani, i cui palazzi vengono conservati come sedi espositive. Nel momento in cui Federico Guglielmo III proclama di pubblica proprietà le sue raccolte di opere, nel 1897, prende avvio la costituzione del Kaiser Friedrich Museum di Berlino, oggi Bode Museum. Seguendo tale tendenza, molte nuove gallerie e musei vengono aperti in Europa grazie anche alle donazioni delle proprie collezioni da parte dei sovrani e di privati. La National Gallery di Londra deve il suo avvio al collezionista George Beaumont che offre la sua raccolta allo stato inglese. Opera dell’architetto Leo von Klenze è, invece, il palazzo del nuovo Ermitage che ospita la collezione degli Zar aperta al pubblico nel 1825.

 

 

La nascita delle mostre temporanee e il mercato privato dell’arte

 

Il Salon di Parigi è stata la prima mostra regolamentata di Belle Arti, finanziata dallo Stato. Inizialmente è riservata ai soli membri dell’Académie Royale de Peinture et de Sculpture, l’istituzione fondata a Parigi nel 1648 che deteneva un fortissimo controllo sul mercato delle opere d’arte e sul gusto del pubblico: essa aveva, infatti, la facoltà di rilasciare incarichi statali, impieghi pubblici, pensioni e l’ammissione alle esposizioni ufficiali, sancendo così il successo o il fallimento di un artista. Le esposizioni organizzate dal Salon sono caratterizzate dall’idea di gerarchia dei generi al cui vertice si collocava la pittura di storia, seguita dalla scena di genere, dal ritratto, dal paesaggio e infine dalla natura morta. A questo sistema nel 1748 si era aggiunta l’istituzione di una giuria: in quanto tale, quest’organo deteneva il potere di valutare la qualità delle opere e di scegliere quali lavori siano degni di esser mostrati. La commissione era costituita da un insieme di professori accademici che, proprio perché interni al sistema, prediligevano “la grande pittura” che rispettava la tradizione. La scelta ricadeva, perciò, sempre su opere di carattere storico o mitologico con una preferenza per soggetti greci e romani, realizzati con uno stile classicista, appena contaminato dalle mode in voga.




 

Gli effetti della Rivoluzione si riversano anche in questo chiuso ambiente conservatore e l’Académie viene momentaneamente chiusa. La giuria riprende la sua attività nel 1798 e con l’avvento del nuovo secolo si avvertono delle aperture e dei cambiamenti: pur rimanendo la pittura di storia la protagonista delle opere esposte, le ideologie e i messaggi artistici mutano. Nel corso dei primi decenni dell’Ottocento con la svolta romantica e la Rivoluzione del 1830 sale alla ribalta il mondo borghese. Si assiste così al maturare di posizioni antiaccademiche che il Romanticismo acuisce spingendo gli artisti ad allontanarsi da regole e modelli ripetuti in modo passivo da tempo. Un atteggiamento molto deciso in questo senso è promosso da gruppi artistici quale quello dei Nazareni in Germania: Johann Friedrich Overbeck, uno dei fondatori della confraternita, si scaglia contro le accademie dichiarando che in quei luoghi «ogni sentimento nobile, ogni pensiero di qualche valore viene represso e schiacciato».

 

Se da un lato si assiste a questa inversione culturale che induce a distaccarsi dal mondo istituzionale, nella prima metà del XIX secolo si affaccia anche un altro decisivo fenomeno: il mercato privato dell’arte. Si tende ormai sempre più a considerare le opere artistiche come merci alla stregua di altri prodotti che si muovono sul mercato internazionale. Le vetrine privilegiate di questi lavori sono le Esposizioni Universali: The Great Exhibition of Works of Industry of All Nation è il primo di questi eventi e si svolge a Londra nel 1851. L’importanza di questo evento è conclamata già dall’architettura che lo ospita: Joseph Paxton realizza per la prima volta su grande scala una struttura creata montando pezzi prefabbricati in ferro e vetro. Il Crystal Palace diventa l’edificio-manifesto della standardizzazione industriale, il contenitore ideale per quelle opere seriali e di alto artigianato esposte al suo interno


 


 

A pochi anni dall’evento londinese la Francia inaugura una serie di esposizioni universali: la prima è realizzata a Parigi nel 1855, l’Exposition Universelle des produits de l’Agriculture, de l’Industrie et des Beaux-Arts, presso il Palais de l’Industrie. La correlazione tra evento espositivo e architettura si fa sempre più stretta con le successive mostre internazionali, decretando così l’importanza di un forte legame tra contenitore e contenuto. L’Esposizione Universale parigina del 1889 è diventata il simbolo dell’architettura metallica per merito di due opere quali la Galleria delle Macchine e la Torre Eiffel: la prima è un’ardita costruzione in metallo e vetro lunga 420 metri, larga 115 e alta 48, opera dell’architetto C. F. L. Duter in collaborazione con gli ingegneri Contamin, Pierron e Charton; la seconda, invece, raggiunge i 300 metri e diventa presto l’emblema del progresso trionfante, influenzando le successive tecniche di progettazione. È, poi, l’Esposizione Universale di Parigi del 1900 a decretare un grande successo di pubblico (i visitatori ammontano a circa cinquanta milioni), richiamato non solo dai prodotti del progresso industriale ma soprattutto dagli spettacolari apparati temporanei, dallo sfarzo delle luci elettriche – che hanno reso famosa Parigi con il soprannome di Ville Lumière – e dalla comparsa di uno dei più grandi fenomeni culturali e d’intrattenimento della contemporaneità: il cinema. Tra le numerose costruzioni intraprese spiccano, poi, anche i lavori per la prima linea della Metropolitana di Parigi, iniziati nel 1897 e conclusi nel 1900, in tempo per l’apertura dell’evento.


 

 

Nel panorama italiano, ricordiamo invece l’esposizione Internazionale di Arte Decorativa Moderna tenutasi a Torino nel 1902 e quella di Milano del 1906 (la città torna protagonista nel 2015, con l’Expo dal tema “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”).

 

Una nuova epoca si è, dunque, aperta: mentre si propone il museo quale sistema di educazione del pubblico alla cultura, per mezzo delle Esposizioni Universali si sperimenta l’educazione del pubblico al consumo.
 

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI:

 

G. BORA, G. FIACCADORI, A. NEGRI, A. NOVA, I luoghi dell’arte. Storia, opere, percorsi. Dall’età neoclassica all’impressionismo, vol. V, Milano, Electa-Bruno Mondadori, 2003.

L. CORTI, I beni culturali e la loro catalogazione, Milano, Bruno Mondadori, 2003.

ENCICLOPEDIA DELL’ARTE, Milano, Garzanti, 2002.

A. LUGLI, G. PINNA, V. VERCELLONI, Tre idee di museo, Milano, Jaca Book, 2005.

TRECCANI.IT

 //www.treccani.it/enciclopedia/jacques-louis-david_(Enciclopedia_Italiana)/

SCHEDE DI ATTIVITA’

1.
Prendete in esame uno tra i musei citati (Louvre, National Gallery, British Museum, Musei Vaticani):

-         Quali tipologie e genere di opere ospita?

-         Come è strutturata e suddivisa l’intera collezione?

-         Partendo dal concetto che contenuto e contenitore sono in relazione, è possibile, argomentandolo, riscontrare un rapporto stilistico tra edificio ed opere in esso raccolte?

2.
Immaginate di dover realizzare una visita guidata: scegliete almeno tre opere di uno dei musei citati, esemplificative di una corrente artistica o di un genere o di un artista, e sviluppate un’analisi stilistica e contenutistica del soggetto.

3. Nei panni del Canova.

Antonio Canova potè riportare in patria solo alcune delle opere sottratte all’Italia da Napoleone.

Cercate in rete quali siano le opere sottratte e quelle riportate in patria.

Tra le opere trafugate e rimaste in Francia sceglietene alcune e sviluppate un’argomentazione critica (sull’autore, il soggetto e lo stile) per motivare le ragioni per cui dovrebbero tornare in Italia.

4.

Un’ipotetica visita alle esposizioni universali.

Immaginando di poter visitare una delle esposizioni citate, ricostruite un percorso al suo interno, raccogliendo documentazione sulle opere esposte e sull’organizzazione generale. Uno spunto possibile di ricerca: approfondire l’analisi delle costruzioni realizzate per l’evento dell’esposizione di Parigi del 1889.

 

 

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