L'esposizione Universale MILANO 1906 - 2015
Il Novecento è stato un secolo ambizioso.
E infatti solo quattro anni dopo l’esposizione universale di Torino, nel 1906 toccò a Milano ospitare l’Esposizione Internazionale a tema “I Trasporti”.
Di pochi mesi prima era l’inaugurazione del traforo del Sempione, grandiosa opera ingegneristica che rese possibile il primo collegamento ferroviario tra Milano e Parigi, e dunque tra l’Italia e l’Europa.
Nell’area verde alle spalle del Castello Sforzesco, ora parco Sempione, furono realizzati i diversi padiglioni tematici. Per il finanziamento fu attuato un piano originale: i mezzi sarebbero stati raccolti in parte mediante pubblica sottoscrizione di azioni rimborsabili a fine della manifestazione. La popolazione rispose, come sempre, generosamente, talché a pochi giorni dall’inaugurazione la somma sottoscritta toccava la cifra, enorme per quegli anni, di sei milioni (da: Ciro Fontana, “Historia” Anno II-Aprile 1958, N.5).
La folla accorse numerosa: al Parco Aerostatico, alla mostra aeronautica, al padiglione russo dove lo zar Nicola promuoveva le imperiali fabbriche di porcellane. Tutt’attorno era un fiorire di bazar, empori, chioschi, locande e ristoranti. L’indotto, diremmo noi. Molti padiglioni stranieri attiravano i visitatori offrendo assaggi e degustazioni dei loro prodotti tipici. Per la prima volta fu possibile gustare a Milano le raffinatezze della cucina cinese. Per la prima volta ci si potè immergere nel kitsch delle “ricostruzioni etniche”: fece scalpore per esempio la ricostruzione di un quartiere egiziano moderno, con annesso ristorante tipico davanti al quale era legato –fortemente evocatore di atmosfere esotiche- un vero cammello.
Nel 2015 l’Italia, da tempo stretta nella morsa di una crisi divenuta stagnazione divenuta recessione, affida nuovamente alla città di Milano la via del rilancio nazionale.
“Expo 2015 rappresenta il cuore delle possibilità di ripresa per l’Italia. Sarà uno snodo per agganciare una ripresa per il nostro Paese. Non termina nel 2015, ma deve avere un futuro” auspicava Enrico Letta, appena eletto primo ministro di un governo istituzionale cui venivano associate grandi aspettative in un clima di malcelato scetticismo. E dal governo della città si ribadiva: “ Milano dovrà diventare capitale d'Europa: l’Expo non è solo di Milano e della Lombardia né solo dell'Italia, è la vetrina del mondo e noi dobbiamo essere in grado di rappresentare tutta l'Europa”.
Grandi aspettative, come è lecito aspettarsi. Ma cosa succederà?
Facciamoci soccorrere dal comunicato stampa, che ritroviamo nel sito ufficiale della manifestazione:
Il tema di Expo Milano 2015 (1 maggio-31 ottobre) è “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”; positivi i dati sul coinvolgimento dei Paesi stranieri (ad oggi sono 128 le adesioni ufficiali) e ricchi gli spazi tematici, in cui verranno sviluppati specifici itinerari legati all’alimentazione, argomento cardine della manifestazione. Sui 750 metri quadrati in cui si articola la mostra saranno valorizzati gli elementi più importanti legati al tema ispiratore: il cibo. Naturale, controllato, certificato. Ma soprattutto: per tutti.
Tra questi, il progetto Cluster: nove aree espositive riuniranno sotto la stessa struttura architettonica più Paesi accomunati dalla produzione di un particolare tipo di prodotto (Caffè, Cacao, Riso, Cereali e Tuberi, Spezie, Frutta e Legumi) o interessati ad affrontare un argomento condiviso (Bio-mediterraneo, Isole e Zone Aride).
Si parlerà dunque di biodiversità, di politiche ambientali, di soluzioni biosostenibili, di clima e dei problemi di un pianeta ipersfruttato, di salute e di corretta alimentazione.
Non sarà soltanto un’occasione commerciale, l’evento dovrà caricarsi necessariamente di una valenza etica sostanziale.