Il cinema e l’espressionismo
Il termine Espressionismo si riferisce in generale a un linguaggio artistico enfatizzato, che rappresenta le emozioni e le sensazioni in modo intenso e fortemente caratterizzato, al di là del reale. Le prime manifestazioni di questo nuovo movimento compaiono nella pittura degli anni 10 del Novecento, in Germania, e da lì influenzano il teatro, il cinema, la musica e la letteratura.
Illustrazione dalla rivista americana Science and Invention,
1927, che mostra gli effetti speciali utilizzati per Metropolis
Al termine della prima guerra mondiale, infatti, l’industria cinematografica europea, e tedesca in particolare, che fino a quel momento era stata alimentata principalmente per fini bellici propagandistici, è tanto fiorente da far concorrenza alla già affermata, e per le medesime ragioni, Hollywood americana.
Se le ultime tendenze artistiche del secolo XIX, come per esempio l’impressionismo in Francia, puntavano al realismo e alla fotografia dell’istante vissuto, l’espressionismo si propone un ribaltamento di questa visione in nome di un’analisi di ciò che va oltre ciò che è visibile e manifesto, con la soggettività al posto dell’oggettività, l’oscuro spazio interiore al posto della luce viva del mondo. In particolare l’attenzione è posta sulle emozioni profonde che il reale suscita e scatena nell’inconscio e in nome di ciò è la figura umana a divenire centrale nella ricerca stilistica, tanto in pittura quanto nelle altre arti. Gli oggetti sono spesso trasformati in forme distorte e esagerate, con forte attenzione alla componente grafica dell’inquadratura e colori fortemente contrastati, in pittura, e scabri passaggi di luce e ombra nel cinema, dove le inquadrature sono spesso statiche e spezzate e i fondali ricostruiti e dipinti.
IL GABINETTO DEL DOTTOR CALIGARI (Das Kabinett des Dr. Caligari), Germania 1919. Regia: Robert Weine; produzione: Erch Pommer/Decla; sceneggiatura: Hans Janowitz, Carl Mayer; fotografia: Willy Hameister;